Forte arrabbiatura e delusione delle rappresentanze degli italiani all’estero.
Finalmente, dopo 12 anni, si è tenuta a Roma, a dicembre, la conferenza Stato–Regioni-CGIE (Consiglio Generale Italiani all’Estero), convocata dal Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il leit motiv dell’assemblea è stato che gli “Italiani nel Mondo sono la 21^ regione”.
Gli interventi delle autorità
A moderare il dibattito Michele Schiavone, segretario generale del CGIE, sollecitando a mantenere relazioni stabili con la nuova emigrazione, mediante un coinvolgimento diretto delle Regioni finalizzato a far conoscere i caratteristici territori di competenza, promuovere la lingua italiana all’estero, incentivando l’editoria italiana all’estero e per quanto riguarda i diritti civili e politici, Governo e Regioni devono provvedere al riassetto delle rappresentanze degli italiani all’estero.
Una tre giorni di dibattito positivo, proficuo, che si è concluso con un documento riepilogativo, che il Governo e le Regioni dovranno ora considerare e finanziare, visto che l’hanno votato.
Confortante, quanto apprezzabile, l’intervento del Capo dello Stato Sergio Mattarella: “…si deve riaprire un percorso di continuità per assicurare un costante dialogo fra enti locali e rappresentanti delle comunità italiane e di origine italiana nel mondo”. Inoltre, “…un rinnovato impegno del sistema Italia, nelle sue espressioni pubbliche e private, a partire da un potenziamento della rete diplomatica e consolare…”; e ancora “Italiani all’estero, un valore inestimabile”. “Dichiarazioni rilevanti dal nostro punto di vista – spiega Carlo Personeni, presidente dell’Ente Bergamaschi nel Mondo – E’ da anni che protestiamo, recriminando una mancata sensibilità generale nei confronti dei nostri emigranti: un esempio lampante è la progressiva chiusura, da più di dieci anni, di tanti consolati e delle “Case d’Italia”; e la constatazione che gli pseudo sostituti – consoli onorari – non hanno funzionato e non funzionano, per colpa certamente di troppa burocrazia, ma soprattutto per mancanza di rimborsi spese. Ricordo che quando parliamo di emigranti parliamo di Italiani che sono stati, e sono ancora oggi, protagonisti dell’economia italiana, una risorsa rilevante. E, se l’emigrazione è in costante aumento negli ultimi dieci anni, il Parlamento deve doverosamente prenderne atto, deve riflettere e ragionare sul perché di questo fenomeno in costante crescita. Sempre più giovani si trasferiscono all’estero per mettere le loro competenze al servizio di società straniere e la motivazione non è solo legata ai redditi più alti; inoltre, sempre più pensionati si trasferiscono all’estero, non solo per evitare tassazioni alte, ma perché il potere d’acquisto delle loro pensioni permette loro di avere un tenore di vita più conveniente. Da qui, la necessita di attuare programmi e politiche finalizzate ad una progressiva risoluzione. Facile dire “sono una risorsa”, e poi assopirsi.
All’assemblea è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha sottolineato l’importanza delle comunità italiane all’estero e ha proseguito dichiarando che “il CGIE è un interlocutore essenziale, quale referente dei circa 6 milioni di connazionali, che rappresentano la 21” regione d’Italia e sono un patrimonio di risorse unico. La Farnesina continuerà nel loro sostegno, favorendo la circolazione di idee e progetti”.
“Gli “Italiani nel mondo sono la 21^ regione!”
Come detto in precedenza, “Gli “Italiani nel Mondo” sono importanti, sono la 21^ regione d’Italia” è stato il leit motiv dell’assemblea, dove tutti hanno evidenziato che per l’Italia questo è un “momento di forte rinascita”.
“Ho ascoltato tante dichiarazioni, prese di posizione, lusinghe, condivisioni – continua Personeni – Dico che è fantastico, era ora, ma una domanda mi assale: ma sarà proprio così? Ad oggi, sono passati 10 anni dalla dipartita del bergamasco Mirko Tremaglia, già Ministro degli italiani nel mondo, ma soprattutto “padre” del voto degli italiani all’estero, legge n. 459 del 2001. Voto peraltro, che non gli diede grandi soddisfazioni nei risultati finali. Ma nessun problema, il suo sogno non era aver indotto gli italiani all’estero a valutare a destra o a sinistra, bensì averli portati al voto, mediante una legge che portava il suo nome”.
Il flop delle elezioni dei COMITES
A proposito di elezioni, Lo scorso 3 dicembre, i 6 milioni di iscritti AIRE (Anagrafe Italiana Residenti all’Estero) hanno votato i rappresentanti dei COMITES (Comitato degli Italiani Residenti all’Estero), organismi elettivi istituiti nel 1985, per rappresentare i connazionali all’estero nei rapporti con Ambasciate e Consolati italiani e nei rapporti con i Paesi esteri in cui operano, promuovendo gli interessi dell’Italia. Nel mondo, ci sono 108 COMITES, di cui 50 in Europa. Sono composti da 12 o 18 membri (a seconda che la popolazione della circoscrizione consolare abbia più o meno 100.000 connazionali residenti e iscritti AIRE) e durano in carica 5 anni.
“E’ colpa del Governo”
“Purtroppo, queste elezioni si sono dimostrate una catastrofe, per la bassissima partecipazione al voto, solo poco più del 3% – aggiunge Personeni – Una defaillance storica: un peccato non aver colto quest’opportunità di esprimere un proprio diritto. Una situazione che va analizzata obiettivamente: è una contestazione verso il Paese d’origine e/o il Governo oppure semplice apatia, insensibilità, disaffezione alla politica? Credo che la colpa sia da attribuire a Governo e Parlamento, in quanto negli ultimi 20 anni non ha fatto niente per coinvolgere, agevolare, assistere, appoggiare le varie richieste degli emigranti all’estero e dei loro rappresentati: un lungo “cahier de doleances” che è rimasto inascoltato. E, così, hanno abdicato, si sono rassegnati all’inerzia del Governo. Qualcuno mi potrà dire che “l’Italia deve pensare a risolvere il problema degli immigrati”. Certo, è una situazione problematica, delicata, che non deve essere assolutamente sottovalutata, ma non è solo una questione italiana, bensì un problema sociale sicuramente europeo e addirittura mondiale.
Ma tutto questo non giustifica la disattenzione verso i nostri emigranti, che sono stati, e continuano ad essere, una rilevante risorsa per l’economia italiana. Queste elezioni dei COMITES anziché dare vigore alla causa dei nostri connazionali all’estero, lasciano una profonda ferita, che potrà cicatrizzarsi esclusivamente attraverso futuri concreti atti di attenzione del Governo: azioni finalizzate a migliorare le condizioni di vita degli italiani all’estero; un’adeguata rappresentanza consolare, meno burocrazia e maggior utilizzo dei mezzi informatici; idonee risorse ai COMITES e a quelle associazioni di rappresentanza provinciale e regionale che svolgono attività di sostegno per gli emigranti; agevolazioni fiscali agli emigranti iscritti AIRE che dispongono di immobili in Italia (IMU-TARI); promozione di scambi culturali; valorizzazione della lingua e della cultura italiana; stimoli e incentivi alle Camere di Commercio per inserirsi nei mercati esteri; arrestare le tante falsificazioni dei nostri prodotti enogastronomici; interventi mirati ad incrementare il turismo, maggiore tutela dei nostri connazionali all’estero, anche coinvolgendo concretamente quelle associazioni che da decenni si occupano di mantenere il collegamento con il territorio d’origine. I nostri emigranti non vanno dimenticati, ma al contrario considerati, rivalutati e apprezzati, perché, oltre ad essere i nostri migliori “ambasciatori all’estero”, sono una grande risorsa a 360°. Non possiamo perdere questo capitale umano, ma valorizzarlo”.
La finanziaria 2023 taglia i fondi ai COMITES
E, per finire, l’ultima delusione. “Ebbene sì, un’altra mazzata, questa volta giunta direttamente dal Presidente del Consiglio Mario Draghi – sottolinea Personeni – Malgrado le ampie promesse politiche esternate nel corso della conferenza Stato-Regioni-CGIE, nella finanziaria 2022, approvata a fine dicembre, non si sono sostanzialmente considerate nè le dichiarazioni fatte nè gli impegni presi attraverso la sottoscrizione di un documento riepilogativo vincolante: anzi, per il 2023 e il 2024 è previsto il taglio di un milione di euro ai COMITES.
Tanti proclami, tante dichiarazioni, tante assicurazioni da rappresentanti governativi a parlamentari, ma di risultati neanche l’ombra: gli Italiani all’estero non credono più alle speranze connesse al leit-motiv inneggiato durante l’assemblea: “Gli Italiani nel Mondo sono la 21^ Regione d’Italia”. Credo che il futuro non sarà roseo per i nostri emigranti, come pure per i rappresentanti delle comunità italiane nel mondo. Una totale miopia politica pesa sulle tematiche relative agli “italiani all’estero”; una grave dimenticanza, una totale insensibilità, col rischio che qualcuno non voglia più lamentarsi stando “in gruppo”, ma decida di staccare definitivamente la spina di collegamento con l’Italia”.