I “BERGAMASCHI NEL MONDO” ADDOLORATI PER LA MORTE DI “PINO” MAFFESSANTI

Familiari, parenti, amici, conoscenti di vecchia data, e tanti emigranti: tutti a portare l’estremo saluto a Giuseppe “Pino” Maffessanti, che se ne è andato venerdì 25 febbraio, a 88 anni, all’aeroporto di Colonia. Aveva chiesto di uscire da una clinica di Miami, dove era ricoverato da tempo, per fare ritorno nella sua terra di origine, la Val Cavallina: in particolare, località Rova, a Endine Gaiano, e Sovere, dove aveva una casa.

I funerali, svoltisi nella chiesa di Endine, hanno visto la presenza di tantissima gente, fra cui i sindaci di Endine, Marco Zoppetti, e di Sovere, Francesco Filippini; il presidente dell’Unione nazionale cavalieri d’Italia Marcello Annoni; i membri del consiglio direttivo dell’Ente Bergamaschi nel Mondo (il presidente Carlo Personeni e il presidente onorario Santo Locatelli), perché Giuseppe Maffessanti era referente in Giamaica dell’ente.

Una vita intensa e ricca di successi quella di Maffessanti, illustre imprenditore nel settore delle costruzioni e generoso benefattore in Giamaica, dove era emigrato dal 1951. Con la moglie Daniela Galizia, da cui ha avuto tre figli, Marco, Alba e Nancy, fondò associazioni ed enti umanitari a sostegno dei poveri e dei più bisognosi; fece importanti donazioni, edificò scuole, ospedali e chiese. E per questo suo impegno solidale ottenne le più alte onorificenze giamaicane, italiane ed internazionali.

Al termine della cerimonia, il feretro è partito verso il cimitero di Rova alta; qui, Maffessanti è stato tumulato nella cappella di famiglia.

Ecco, di seguito, il ricordo di Giuseppe “Pino” Maffessanti da parte di Carlo Personeni, presidente dell’Ente Bergamaschi nel Mondo.

 L’intera comunità dei bergamaschi nel mondo è in lutto.

La nostra “famiglia”, fatta di Circoli e Corrispondenti sparsi per il mondo, oggi ricorda uno di loro, nostro valente referente da anni per la zona caraibica, un emigrante bergamasco, uno come tanti che hanno lasciato la loro terra per cercare fortuna nel mondo, il Giuseppe “Pino” Maffessanti, “Il Giamaica”, come veniva chiamato qui a Endine Gaiano e a Sovere, da quanti lo incontravano nei suoi rientri in Val Cavallina, valle che ha dato un contributo notevole all’emigrazione.

La svolta della sua vita avviene nel 1951, quando, insieme alla madre, decide di emigrare in Giamaica, per congiungersi con il padre, là deportato dagli inglesi quale prigioniero di guerra. In questa terra, inizia la sua ascesa, grazie a tanto lavoro, tanto impegno e a tanta dinamicità e intraprendenza. Nessun regalo, solo tanto lavoro e grandi sacrifici

 Una personalità di spicco, Giuseppe Maffessanti, nella società giamaicana, dove ha ricoperto tanti incarichi direzionali prestigiosi, che ha ricevuto ambite riconoscenze e attestati di stima, dallo Stato, dalla società civile, dalla chiesa, per i suoi successi professionali, ma soprattutto per la sua grande umanità e diffusa generosità, che è andata a sostenere e aiutare i più poveri, i bisognosi, gli orfani, le ragazze madri, i suoi stessi operai. Un grande benefattore, la cui intensa attività umanitaria e i suoi progetti solidali hanno avuto una grande eco, eco che è arrivata anche in Italia, tanto che lo stesso Stato italiano lo ha insignito delle massime onorificenze: Cavaliere della Repubblica Italiana, Ordine di Ufficiale della Repubblica Italiana, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

E lo stesso Papa Benedetto XVI gli conferisce il premio della “Croce Santa”, per il suo impegno umanitario a favore delle persone bisognose; e lo elegge Cavaliere dell’Ordine di San Gregorio Magno.

 Grazie Pino Maffessanti, perché non solo “hai contribuito a fare grande la Giamaica, una Giamaica migliore”, ma perché hai fatto conoscere i valori profondi della nostra bergamaschità: la tenacia, il sacrificio, la solidarietà, la vicinanza al prossimo, chiunque esso sia, in ogni luogo del mondo.

Sei stato un imprenditore competente e lungimirante, un grande benefattore, ma soprattutto sei stato un valente ambasciatore di Bergamo nel Mondo. E noi dell’Ente Bergamaschi nel Mondo ti siamo riconoscenti.

 Alla famiglia, da parte mia, del Consiglio Direttivo, di tutti i Circoli e i Corrispondenti dell’Ente Bergamaschi nel Mondo, e degli oltre 50.000 bergamaschi che sono sparsi nel mondo, sincere condoglianze.

 Ciao Giuseppe …noi ti ricorderemo quale edificante esempio.