DAL 2 AL 4 SETTEMBRE, A BOTUVERA’, TORNA LA “FESTA BERGAMASCA”

E’ in fermento la città di Botuverá, nello Stato di Santa Caterina, in Brasile.

E’ in arrivo la 28^ edizione della “Festa Bergamasca”, in programma dal 2 al 4 settembre. Nata nel 1992 con l’obiettivo di mantenere viva la tradizione italo-bergamasca, in particolare le feste, gli usi e i costumi, il dialetto, le canzoni e le danze, e anche i cibi tipici introdotti dagli immigrati, la “Festa Bergamasca” è un segno di ringraziamento verso i fondatori della città, provenienti quasi tutti dalla provincia di Bergamo e dal cremasco     , intorno al 1876. Un momento di festa, per tramandare la storia e la cultura dei primi colonizzatori di questa terra, proponendo una ricca tavola con piatti tipici, musica dal vivo e tanta allegria. Ma anche un’occasione per riunire tutte le generazioni in una grande famiglia, la “famiglia bergamasca”, nel tentativo di salvaguardare l’identità culturale bergamasca come valore e stile di vita. Segno distintivo della festa è la celebrazione della S.Messa in dialetto italo-bergamasco, un fatto unico nel mondo.

Già la festa è stata anticipata nel mese di maggio, presso la sala parrocchiale di Botuverà, con l’elezione dei membri della famiglia reale della “Festa Bergamasca 2022”: Leticia Dalabeneta sarà la Regina, mentre Laryssa Pedrini e Gabriela Dalabeneta saranno rispettivamente prima e seconda Principessa. L’evento è stata l’ocacsione per il lancio ufficiale del francobollo commemorativo dei 60 anni del Comune di Botuverà.

L’inizio della festa è previsto per venerdì 2 settembre. Nel pomeriggio, dalle 13.30 alle 18, musica e ballo con il gruppo “Balanejo”. Alle 18, S.Messa, nella chiesa madre di San Giuseppe. Alle 19.30, apertura ufficiale della “Festa Bergamasca”, con la presentazione della Regina e delle Principesse della festa; quindi, cucina con piatti tipici, e danze con il gruppo “Amici di Botuverà” e l’”Orchestra Sinfonica” di Guabiruba. Alle 22, presentazione del “Coral Giuseppe Verdi”, e alla 23, show musicale con la “Banda JJSV”.

Sabato 3 settembre, alle 18, S.Messa nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe. A seguire, alle 19.30, presentazione della Regina e delle Principesse, danze tipiche, e cucina con piatti tradizionali. Quindi, danze con il gruppo “Amici di Botuverà”. Alle 20.30, presentazione musicale del “Quartetto Italia Nostra”; e alle 22, show musicale con la banda “Tche Chaleira”. Dopo la mezzanotte, show musicale con la “Banda Talagaco”.

Ed eccoci a domenica 4 settembre. Alle 10, nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe, tradizionale S.Messa in dialetto bergamasco, con la partecipazione della “Coral San Giuseppe”. Alle 11.30, presentazione musicale del gruppo di canto “Fratelli del Circolo” di Blumenau; e alle 12, presentazione del gruppo musicale del gruppo “Ragazzi dei Monti”. Nel pomeriggio, alle 13.30, show musicale con il gruppo “Portal Gaucho”; e alle 16.30, show musicale con la “Banda Dazaranha”.

Maggiori informazioni in www.festabergamasca.com.br

  

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Da un articolo tratto dalla rivista settimanale “Il nuovo Torrazzo” della Diocesi di Crema del 28 giugno 2018.

Botuverà è una ridente cittadina di 5.000 abitanti all’interno dello stato di Santa Catarina, nel Brasile del Sud. Il suo nome, nella lingua tupi-guarani, significa “montagne brillanti”.

A ben guardare le splendide colline in cui si trova incastonata, mai nome è stato più appropriato e la foresta atlantica è tuttora preservata per l’80%. Tuttavia, tutto questo ci lascerebbe abbastanza indifferenti se, passeggiando per le vie della città, la nostra attenzione non venisse attratta dalle insegne dei negozi. Un elenco impressionante: Bettinelli, Bianchessi, Bosio, Comandulli, Dognini, Pavesi, Pedrini, Raimondi… Sembra di fare l’appello in una nostra scuola”.

Anticamente questo luogo aveva un altro nome, si chiamava Porto Franco, la foresta atlantica copriva quasi completamente il suo territorio ed era attraversato da un fiume che, per parecchi anni alla fine dell’800 ha trasportato a bordo di barche parecchie centinaia di nostri emigranti. Può sembrare strano, date le ridotte dimensioni del corso d’acqua, ma proprio in questo, che oggi corrisponde al centro della città, sbarcavano gli emigranti destinati a disboscare la foresta e far posto alle nuove coltivazioni.

Anche i moderni negozi ricordano l’antica toponomastica e pure i colori (tricolore, ovunque) non lasciano dubbi sulla provenienza dei suoi abitanti! Rimane solo il mistero di quei cognomi… Mistero presto risolto parlando direttamente con loro, con le persone che quei cognomi li portano. La sorpresa più grande è di sentirli rispondere in un dialetto che sta tra il bergamasco e il cremasco. Attenzione: la storia inizia ai tempi del Libro Cuore, ma quello che racconto è di oggi, giugno 2018! Anche lo stesso dialetto non sembra essere esclusivamente bergamasco, ma pur essendo antico, presenta molte caratteristiche del cremasco.

La nostra presenza a Botuverà, sebbene legata a un fatto privato quale il 60° di matrimonio di Euclides Paloschi da Fornovo San Giovanni e di Edir Pedrini da Sergnano, sta a significare il nostro interesse, anche come Chiesa di Crema, verso un fenomeno qual è l’emigrazione, che non finisce di sorprenderci.

La Messa per l’anniversario di nozze è stata animata da un coro esclusivamente formato dalla famiglia Pedrini che, alternando canzoni in portoghese a antiche canzoni in dialetto, ha accompagnato la celebrazione. Sull’altare per la Messa anche il nostro don Federico Bragonzi.

Poi c’è stato il pranzo, durante quale quasi tutti i commensali si sono avvicinati a noi chiedendoci notizie della loro famiglia o di come fornire loro notizie. Un segno evidente che dopo 140 anni il senso delle proprie radici è ancora profondamente sentito. E il mantenimento del dialetto ne è una prova evidente.

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Guerre, crisi sociali ed economiche, causarono l’emigrazione degli italiani, principalmente dalle regioni settentrionali d’Italia, verso il Brasile. Miseria, disoccupazione, propaganda ingannevole da parte delle agenzie per l’immigrazione hanno spinto molti italiani a lasciare la loro patria e a partire alla ricerca di nuove speranze in nuove terre. Arrivati in Brasile, agli immigrati fu permesso di occupare le colonie.

Quelli che arrivarono nel porto di Itajaí, i primi immigrati arrivarono a Brusque e alloggiarono in tende e caserme nella località, oggi, águas claras. Poi, con l’uso di canoe e traghetti improvvisati, risalirono il fiume Itajaí-Mirim e si stabilirono nelle terre che chiamarono Porto Franco, oggi Botuverá. All’arrivo in questa regione, hanno iniziato la costruzione delle loro nuove case e siti. Hanno iniziato il disboscamento delle foreste, hanno fatto i primi passi verso l’agricoltura, che è diventata il punto di riferimento economico della popolazione Botuveraense fino ai nostri giorni. Non ci sono fonti attendibili dei nomi dei primi immigrati da Porto Franco. Secondo le informazioni dei più anziani (discendenti diretti), è stato possibile confermare che tra i pionieri provenivano le famiglie, Bosio, Bonomini, Pedrini, Molinari, Tirloni, Aloni, Gianesini, Betinelli, Raimondi, Rampelotti, Dognini, Morelli, Tomio, Maestri e Comandolli, per un totale di trentatré famiglie. Ogni famiglia cercava un posto dove stabilirsi, delimitava e formava lì le proprie proprietà. Arrivò, poi, un’altra ondata di immigrati. Occuparono altre località come Águas Negras, Ribeirão do Ouro, Lageado, stabilite nella valle di Itajaí-mirim. I primi immigrati arrivarono a Porto Franco nel maggio del 1.876.

Perchè il nome Porto Franco? I primi immigrati che arrivarono qui, scelsero il luogo per ancorare i loro traghetti e canoe alla foce del fiume Ribeirão, un affluente dell’Itajaí-Mirim. Mente erano in perlustrazione per conoscere la regione, furono colpiti da una tempesta con forti piogge che provocarono un’alluvione sul fiume Itajaí-Mirim. Quando tornarono, preoccupati per le loro canoe e traghetti, il loro unico mezzo di trasporto, la sorpresa fu osservare le loro barche, erano ancora là, nel luogo in cui erano state  ancorate. Da allora, gli immigrati chiamarono l’ancoraggio Porto Franco, Porto Seguro, cioè porto sicuro, ed è diventata la denominazione del loro villaggio e poi del distretto.

E perchè il nome Botuverá? E’ una parola nella lingua Tupi-Guarani che significa “Buono Luminoso”. Il nome Botuverá è nato a seguito dell’esistenza di diversi minerali nel territorio, principalmente oro, un tempo minerale molto estratto, principali attività economica del Comune. Ci sono alcuni altri significati che sono: “pietra preziosa” o “montagne luminose”. Tutti i significati sono ben fondati, considerando che in gran parte del territorio di Botuverá ci sono rocce magmatiche, metamorfiche e sedimentarie costituite da minerali come oro, ferro, rame, manganese, calcare, uranio e altri. Le valli e le montagne che caratterizzano il rilievo giustificano il nome di “Bright Mountains”, ricoperte da verdi foreste che garantiscono un’aria pura e salubre, oltre a presentare paesaggi degni di essere visti e ammirati da tutti.

Il Comune di Botuverà compie quest’anno 60 anni.

Con la risoluzione n. 238 del 28 aprile 1962, viene creato il Comune di Botuverà dal distacco smembrato dal Comune di Brusque (con quella risoluzione nasce anche il Comune di Guabiruba). Da villaggio diventa città, a tutti gli effetti. Il Comune di Botuverá costituisce un unico distretto, che fa parte del Distretto di Brusque.