Per gran parte dei bergamaschi, rappresenta il cuore del salotto, addobbato per le feste in occasione del periodo natalizio: è il presepe, il simbolo del Natale. Il suo stile, la grandezza, le statuine, i materiali e gli scenari possono cambiare, ma la stalla, così come la presenza di Maria, Giuseppe e Gesù Bambino, sono il centro di ogni presepe; a loro non si può rinunciare. E così, in tante case, nascono piccoli capolavori artistici che sono espressione di ingegno e creatività. Per Fulvio Pizzagalli quella per il presepe è qualcosa di più, è una grande passione, cresciuta negli anni, tanto da coinvolgere tutta la sua vita. Presepista, costruttore di presepi, artista della Natività in miniatura: tanti i suoi possibili appellativi. Logico, quindi, intervistarlo, per conoscere questa sua particolare forma d’arte, i motivi ispiratori che la sottendono, le sue realizzazioni.
Chi è Fulvio Pizzagalli?
Ho 38 anni, sono nato a Bergamo e da sempre risiedo a Locatello, un piccolo paese della Valle Imagna. Lavoro nello studio tecnico di una ditta metalmeccanica di Zogno. Sono sposato con Michela e dal giugno 2020 papà di Martina. Come gran parte dei ragazzi ho giocato fin da piccolo a calcio, dapprima nella squadra del paese e poi nella squadra della Polisportiva Valle Imagna; ma la mia grande passione era, e rimane tuttora, il presepio.
Ci spieghi meglio questa sua passione…
Man mano che si avvicinava il mese di dicembre, per me era entusiasmante, poiché non vedevo l’ora di poter realizzare con la mia famiglia il presepio. Inizialmente, su una cassapanca in casa, poi in giardino, dove papà costruiva per l’occasione un’apposita tettoia in legno, in modo da poter aumentare le dimensioni della scena, ricoperta poi con rami di pino. Si toglieva dalla soffitta quella “magica” scatola, dove, le statuette, ad una ad una, erano avvolte da carta di giornale: alcune in gesso, altre in plastica, ma non aveva molta importanza, purchè tutte contribuissero ad animare la nuova scena. Poi, vista la passione, una cara zia decise di regalarmi amorevolmente un’intera collezione di statue del grande scultore spagnolo Luis Mayo; uscivano in edicola a numeri; erano una settantina di fascicoli: immaginate la trepidazione, di settimana in settimana, in attesa di scoprire cosa stesse per arrivare fra le mie mani. Già da piccino, poi, rimanevo a lungo ad ammirare il presepio costruito da un vicino di casa a me molto caro che, con grande abilità, aggiungeva, di anno in anno, nuove casette realizzate con le sue mani; e anche uno zio realizzava scene della Natività, utilizzando vere e proprie pietre e realizzando grotte di una bellezza unica.
Insomma, come nel resto della Terra Bergamasca, chi in un modo, chi nell’altro, in quasi tutte le case l’appuntamento del presepio era doveroso ed atteso. Per la festa dell’Immacolata tutto doveva essere pronto, cosicché potesse essere considerato ufficialmente “aperto” il periodo natalizio.
Poi, la passione cresce e diventa arte…
In verità, già allora custodivo nel cuore il desiderio, in futuro, di poterne realizzare uno interamente fatto con le mie mani. Quindi, nel 2002, mi iscrissi all’Associazione Nazionale Amici del Presepio e, nello stesso anno, partecipai al corso teorico tenuto presso la sezione di Ponte San Pietro. Proprio in quell’occasione scoprii un modo di fare presepi completamente nuovo. L’anno dopo partecipai, sempre grazie alla stessa sezione, al corso pratico dove, con la collaborazione di alcuni soci, nell’arco di 5-6 sabati, portammo a termine una piccola scena, mettendo in pratica quanto appreso a livello teorico nei mesi precedenti. Nel frattempo, l’avvento di internet “coinvolse” ovviamente anche il mondo del presepe. E questo mi permise in poco tempo di conoscere le tecniche presepistiche sparse per il mondo. Dalla Spagna (terra di grandi maestri presepisti) alla Germania, passando poi per il fantastico presepe napoletano. Insomma, le informazioni in quel modo potevano essere acquisite con un solo click.
Quando la svolta?
Nel luglio del 2011, quando entrai a far parte a tutti gli effetti della sezione di Ponte San Pietro, nella quale, sotto la guida del presidente Mattei, portai a termine la mia prima scenografia, secondo la tecnica del diorama. Si trattava di un presepe sostanzialmente contenuto in una “scatola”, di circa un metro, il cui punto di osservazione era solo uno e la scenografia offriva un accattivante aspetto prospettico, grazie al quale l’osservatore aveva la sensazione di vedere molto in profondità, quando invece tutto era raccolto in un solo metro.
Poi, mi venne data la possibilità di andare con loro, una settimana, in Germania, a tenere un corso, nel quale guidammo i vari partecipanti a realizzare una propria scenografia; si stava fianco a fianco, dalla mattina alla sera, e in quel modo, oltre a portare a termine il presepio, stringemmo amicizie molto belle. Infatti, nel 2014, venni invitato, sempre dal presidente Mattei, a progettare una scena di grandi dimensioni, ambientata in località tipiche della Valle Imagna. Aiutato dall’amico Giuseppe Farina e coadiuvato da altri soci della sezione, portammo a termine questa scenografia, nella quale inserimmo figure della famiglia Demetz, grandi scultori della val Gardena. E’ necessario precisare che uno degli aspetti più importanti nel realizzare il presepio, è osservare attentamente tutto ciò che ci circonda; ed essendo cresciuto in questa valle molto bella, ero avvantaggiato. Ancora oggi parecchie contrade mantengono pressoché invariati alcuni aspetti di un’architettura rurale, dalla quale spesso e volentieri traggo spunto.
Ormai, diventa presepista a tutti gli effetti…
Certo, la passione nel frattempo cresceva sempre di più; ed ebbi anche la fortuna di conoscere uno dei più grandi presepisti a livello internazionale, Antonio Pigozzi, di Gazzano (RE). Non è un caso che il paese in cui abita, sia definito “il paese del presepio”; in quel posto vidi qualcosa di assolutamente magico. Vedevo e vedo tuttora, ogni qualvolta ci torno, uno stile di presepio che ruba il cuore; è giusto definire che ogni sua opera abbia un’anima, una bellezza a mio parere sconvolgente. Questo mi spinse a realizzare presepi piccoli e grandi, nella speranza di poter rievocare nell’osservatore adulto i ricordi di un tempo, ma stuzzicando anche le nuove generazioni, affinchè tutti potessero essere sfiorati, anche solo per un attimo, da quel frangente di storia immortalato, in cui cerchiamo di rappresentare al meglio il grande dono che Dio decise di farci: il proprio Figlio. Così, con il passar del tempo, mi ritagliai a casa uno spazio dove potermi dedicare a questa forma d’arte che, aldilà di ogni tecnica, basa il tutto sull’evento che segnò la storia dell’uomo, ossia la nascita di Gesù. Pertanto, è doveroso in ogni scena fare attenzione sì ai dettagli, ma mai perdere di vista quello che è il punto focale, ossia la centralità della Natività.
Poi, arriva il Natale 2021…
Infatti. Grazie all’Associazione Scuola Pesca Valle Imagna, in collaborazione con il Comune di Sant’Omobono Terme e la Comunità Montana Valle Imagna, oltre ad una dimostrazione su un modello di presepio di circa un metro e mezzo, ho deciso di allestire, presso l’Infopoint di Piazza Nani Frosio, un presepio in stile popolare, di 3×3 metri, nel quale ho cercato di riassumere alcuni aspetti architettonici tipici della nostra valle: dai tetti in piöde ai ballatoi in legno, dai muri in pietra per arrivare ai tipici fienili.
E, in questa occasione, davanti al presepio, ho avuto modo di sentire i commenti dei visitatori; soprattutto i racconti fatti dalle persone più anziane, le quali aprivano, anche solo per qualche minuto, lo scrigno dei ricordi di un’infanzia ricca di umiltà e tanta, tanta semplicità. E ho percepito, di pari passo, l’entusiasmo dei nipoti al loro fianco, che scrutavano con attenzione ogni angolo della scenografia, alla ricerca del piccione accovacciato sul davanzale, piuttosto che del gatto nascosto in un angolo, che se ne guardava bene dal calpestare la gelida neve.
Una bella esperienza…
Certamente. La speranza è quella di essere riuscito per qualche attimo a “sospendere i pensieri del visitatore”, cercando di “immergerlo” in quell’atmosfera magica e, perchè no, di aver suscitato in alcuni di loro la voglia di cimentarsi in questa arte, cosicché ognuno di noi possa diventare veicolo promozionale di questa magnifica tradizione.
Il presepe che unisce generazioni diverse…
In quella piccola mostra di presepi che ho voluto proporre per la prima volta in Valle Imagna, ho avuto il piacere di constatare che il presepio, ambientato in modo particolare in contrade tipiche bergamasche, a modo suo ha saputo emozionare sia i visitatori adulti, suscitando in essi ricordi ed emozioni di un tempo, sia le nuove generazioni, che si stupivano di fronte a quelle opere. Quindi, obiettivo centrato: da un lato, non disperdere la memoria e l’identità, dando forza alle relazioni con gli emigrati di più vecchia generazione e con le discendenze, per mantenere vivo il senso di comunità e solidarietà; dall’altro, essere riuscito ad intercettare i giovani, con progetti e attività nelle terre di adozione.